Come programmare la propria strategia [I PARTE]

Programmare la strategiaAl giocatore di texas holdem viene richiesta costantemente l’abilità di saper pianificare la giusta strategia in qualsiasi situazione, sempre pronto a prevedere la mossa dell’avversario ed adattarsi di conseguenza, anche quando la fortuna sembra voltargli totalmente le spalle.

Programmare la strategiaAl giocatore di texas holdem viene richiesta costantemente l’abilità di saper pianificare la giusta strategia in qualsiasi situazione, sempre pronto a prevedere la mossa dell’avversario ed adattarsi di conseguenza, anche quando la fortuna sembra voltargli totalmente le spalle.

Come programmare una mano in relazione dell’avversario

Quando si tratta di prendere una decisione non propriamente “standard”, la critica principale che si puo attribuire ad un giocatore occasionale è quella di una gestione approssimativa della propria mano, senza un fine ben preciso che spinge ad effettuare quella determinata mossa.

Per fare un esempio, molto spesso capita di puntare su un board pericoloso senza prevedere le possibili conseguenze, oppure tentare un improbabile bluff in condizioni e scenari non adatti.

Quando decidiamo di mettere le nostre chips al centro del tavolo, bisogna farlo prendendo tutte le precauzioni necessarie. Con A-A ed altre moster hand queste condizioni non vanno prese in considerazione, dato che la mano si gioca da sè, ma cosa succederebbe se entrassimo in gioco con 7-2 off? In questi casi, dobbiamo avere ben chiaro fin dall’inizio dove “andare a parare”, avere cioè una strategia che ci aiuterà a evitare molti errori nelle fasi successive.

Programmare la StrategiaAnalizziamo adesso questi concetti negli spot chiave, ovvero pre-flop e post-flop.

Giocare Pre-Flop

Nella fase del pre-flop, le decisioni ricadono inevitabilmente sulla scelta accurata della mano di partenza e di come questa verrà giocata successivamente. Fold, call o raise sono le opzioni standard che possiamo effettuare, ma ognuna di esse va analizzata con particolare attenzione in relazione alla strategia da mettere in atto. Per capire meglio, facciamo alcuni esempi pratici.

1° ESEMPIO

Siamo di cut-off nella fase intermedia di un torneo, con bui 500-1000 e circa 30 volte il grande buio, dunque con ampi margini di manovra. Subiamo il raise da un giocatore con pari stack al nostro di 2500 chips e decidiamo di fare call con 9-9, una mano tuttosommato di valore che non ci mette però nelle condizioni di far lievitare troppo il piatto.

Arrivati al bottone, un giocatore molto aggressivo decide di controrilanciare per 8500 chips provocando l’abbandono del piatto da parte dell’original raiser. A questo punto, ci troviamo nella difficile situazione dove ogni mossa può risultare poco vantaggiosa. Il call è sconsigliato in quanto la presenza sul board di eventuali over card ci metterebbe in seria difficoltà, dovendo gestire un pot estremamente elevato. Il raise-all in pare essere la mossa più corretta, ma anche in questo caso il rischio è troppo elevato e potremmo compromettere seriamente l’intero torneo. Che fare dunque?

Non ci resta che optare per il Fold.

Rianalizzando la mano, possiamo notare come ciò non era esattamente inatteso, in quanto la presenza di un giocatore aggressivo alla nostra sinistra avrebbe potuto effettuare una simile mossa, sia con una mano legittima sia in bluff. Se avessimo controrilanciato pre-flop, non ci saremmo trovati in questa situazione.

2° ESEMPIO

Anche in questo caso siamo di fronte ad un torneo ed il nostro stack è piuttosto deep rispetto ai bui, fermi a 400-800. L’immagine che ci siamo creati al tavolo durante il corso del torneo è piuttosto aggressiva e questo ci consente la possibilità di effettuare giocate “non propriamente standard”.

Riceviamo da bottone K-2 off e optiamo per un raise pari a circa 1500 chips. Dopo di noi, il grande buio decide di mandare i resti per 5000 chips, essendo ormai corto rispetto all’average medio del torneo. A questo punto siamo costretti a chiamare, in quanto dovremmo investire un ammontare in chips irrisorio con la possibilità di buttarlo fuori dal torneo. L’avversario gira K-J che domina la nostra mano e vince il piatto, ritornando prepotentemente in gioco.

Anche in questo caso, siamo stati poco attenti nell’evolversi della situazione. Il nostro avversario era particolarmente short e la nostra immagine da giocatore aggressivo non ha fatto altro che incentivarlo a mandare i resti con una mano non “premium” ma sufficente per batterci. Era dunque doveroso passare pre-flop dato il rischio di dover chiamare l’all-in dello short e rimetterlo in gioco.

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