Siamo come sempre ad un NL 20 cash game 6-max, e ci apprestiamo ad agire con la nostra coppia di 5-5 servita.
ESEMPIO – Prima di passare a noi la parola, un giocatore da middle position decide di rilanciare per circa 0,60€, una puntata tuttosommato standard per questo livello. Seguono diversi call e, da Small Blind, decidiamo anche noi di entrare nel piatto con 5-5.
Il board presenta la seguente combinazione: 5-2-6 con due carte a fiori. Essendo noi i primi a dover parlare, la domanda da porsi è: “in questo caso, ha senso fare una donkbet?” Ovviamente la risposta è affermativa in quanto, trovandoci in un contesto multi way (con più avversari ancora in gioco), il nostro obbiettivo è quello di ingrandire fin da subito il piatto, ponendoci in condizioni favorevoli nelle eventuali street successive. Nel caso in cui avessimo chiuso il nostro set come in questo caso, ma con un solo un’avversario davanti, allora la situazione prevedeva un controllo diverso del piatto, magari piazzando un bel check-raise.
Inoltre, la nostra donkbet ci permetterà di essere pagati da eventuali progetti di scala o colore, in quanto il board è particolarmente connesso.
Esiste anche la possibilità di effettuare una donkbet per protezione, in modo da non ingrandire il piatto e limitare i danni qual’ora pensiamo che il nostro avversario abbia chiuso un punteggio più alto del nostro. Anche in questo caso, i vantaggi sono molteplici:
– donkbettare in questo caso, vuol dire evitare il check e la puntata del nostro avversario, la quale potrebbe rivelarsi troppo elevata per poter preseguire nella mano.
– nell’eventualità che il nostro avversario sia in draw, lo costringeremo a pagarci i suoi progetti nelle street successive, cosa che avrebbe potuto ottenere gratuitamente qual’ora avessimo checkato.
In conclusione, abbiamo visto come la donkbet può essere un’arma efficace in più di un’occasione, limitandola però alle situazioni in cui il board ed il contesto di gioco ci permettono di metterla in pratica.