Come abbiamo visto nel precedente articolo, un range polarizzato ci permette di capire su quali mani vertono le scelte del nostro avversario. Può giocare con aria (quindi è in bianco totale), oppure con top range (in questo caso siamo di fronte ad un nuts o giu di lì). Possibilità che si riflettono anche quando siamo in un contesto di 3BET, cioè in quellìambito in cui ci imponiamo aggressivamente sul raise del nostro avversario.
Come detto, in questo caso occorre saper bilanciare molto bene i due elementi sotto esame, cioè polarizzare contro un determinato avversario oppure depolarizzare contro un altro. Concetti che possono sembrare di difficile interpretazione, ma che in pratica si dimostrano alquanto semplici nella loro pur complessa definizione. Facciamo qualche esempio:
Esempio 1 – Abbiamo in mano K-10off, un punteggio da passare senza rimorsi quando un giocatore solido e aggressivo (thigh aggressive) apre le danze da UTG. In questo caso però, tenendo a mente il concetto di range polarizzato, possiamo pensare di introdurle come range di 3bet in bluff contro un certo tipo di avversario, in modo da variare e rendere imprevedibile il nostro gioco. Passare ogni qual’volta una mano simile, rende il tutto meno profittevole e assai più “sgamabile”.
Esempio 2 – Siamo nella stessa situazione, solo che questa volta abbiamo un mano legittima (come ad esempio K-Q, A-J, A-Q etc…). Ci comportiamo come nell’esempio precedente? Anche, però il consiglio è quello di fare solo call contro un avversario che folda molto alle 3bet, in quanto in questo modo avremo mascherato la nostra mano con il vantaggio della posizione.
In generale, è consigliato seguire questa semplice scaletta, che risulta essere molto esplicativa quando si tratta di pensare come “range polarizzato”: 3-bet per valore > call > 3bet in bluff > fold.
In conclusione, qualsiasi applicazione di questa strategia va rapportata esclusivamente al tipo di avversario che abbiamo davanti, in modo da carpirne i più oscuri segreti che cela dietro le proprie carte.