Un teorema si basa su dei principi. In questo caso, il teorema di Clarkmeister afferma che, in un contesto heads up, se ci troviamo fuori posizione rispetto al nostro avversario e al river scendesse una quarta carta a colore, bisognerà comunque puntare con qualsiasi mano a nostra disposizione.
Alla base di questa strategia, seppur considerata da molti abbastanza superata, porta con sè una bella vagonata di spunti di riflessione, che noi riassumeremo in due semplicissimi concetti:
1) Quando scende una quarta carta dello stesso seme, a meno che l’avversario non abbia un punto semi decente e le giuste pot odds per chiamare, sarà spesso scoraggiato dalla nostra puntata, in quanto nella maggior parte dei casi in heads up, una simile action rappresenta quanto meno un colore medio-basso.
2) Una simile mossa ci mette in una condizione di Value-Bluff, in quanto le situazioni possono prevedere il fold dell’avversario con una mano migliore oppure il call con una mano peggiore.
Ovviamente, come ogni principio che si rispetti, anche in questo caso è necessaria una buona condotta di gioco, applicabile solo in precise circostanze. In particolare, bisognerà giocare per forza fuori posizione, cioè essere i primi a parlare dopo il flop, oltre a trovarci in un contesto heads up. Se queste regole non vengono rispettate (quindi non siamo i primi a parlare), il nostro rilancio al river su una quarta carta a colore può destare qualche sospetto, sospetto che può materializzarsi in un call da parte dell’avversario, distruggendo così la nostra strategia di partenza (check dell’avversario e bet da parte nostra è, spesso e volentieri, sinonimo di bluff).
In conclusione, il teorema di Clarkmeister va dosato a misura: esagerare con la sua applicazione, porterebbe il nostro gioco ad un livello di prevedibilità troppo accentuato, mentre dimostrarsi troppo passivi nelle circostanze sopra elencate indurrà il nostro avversario a numerosi bluff. Concentrazione è la parola d’ordine!