L’isolation play è una strategia frequente, nonchè particolarmente utile in diverse occasioni. A differenza di altre tecniche di gioco, dove conoscere diverse meccaniche di approccio è assolutamente fondamentale, nell’Isolation play occorre semplicemente analizzare il nostro avversario, e capire inoltre il perchè stiamo facendo una tale mossa.
Vediamo allora come isolare diversi tipi di giocatori, a partire dai più aggressivi fino ad arrivare al player passivo.
Isolare è molto frequente nei tornei, sia live che online, nei confronti di quel giocatore che, disperatamente, cerca di raddoppiare il suo stack nella speranza di rimettersi quanto meno in corsa. Facciamo un piccolo esempio:
Esempio – Siamo in posizione di bottone, tutti foldano tranne il cut-off che, ormai corto, manda i resti (circa 5 big blind). Un giocatore che deve assolutamente tentare il tutto per tutto, dunque anche rubare i bui è una strada percorribile. Per questo motivo, può benissimo avere anche carte marginali, in quanto il suo stack non gli permette un’ulteriore attesa.
Spilliamo le nostre carte e troviamo A-10. In questo caso, se facciamo solo call, gli altri due giocatori sui bui avranno modo di chiamare con pot-odds favorevoli. Decidiamo allora di isolare gli altri avversari con un bel re-raise: il fold viene rispettato, e ci giochiamo un piatto contro lo short con circa il 60% di probabilità di farlo nostro.
è importante capire il concetto di isolation play: come in questo caso (uno scontro heads up), come detto le nostre probabilità sono intorno al 60%, mentre se un altro giocatore avesse partecipato nel piatto, le percentuali ci davano circa il 35%, un calo netto se rapportato al punteggio della nostra mano. Il range dello short-stack sarà, inevitabilmente, molto ampio, per questo giocarsi A-10 con solo un avversario è molto più vantaggioso che con 3-4 avversari ancora in gioco.