Range polarizzato, polare…certo, l’esempio più banale sono i poli della terra. Infatti, i due poli si trovano in parti totalmente opposte, in due estremi del pianeta dove ognuno rappresenta qualcosa. Ecco, nel poker possiamo facilmente abbianare questo semplice concetto nel cosidetto “range polarizzato”: in questo caso, il nostro avversario avrà un range di mani bilanciato tra aria (quindi senza nulla di concreto in mano) e top range (un punteggio nuts o giù di lì), senza mezzi termini.
Per capire meglio il concetto di range polarizzato, facciamo subito un piccolo esempio:
Esempio – Supponiamo di essere al tavolo contro un avversario molto aggressivo: al river, dopo precedenti raise dell’avversario e call da parte nostra, egli decide di sparare anche in questa street una terza pallottola, su una carta però che non modifica l’equilibrio generale del board (in gergo carta blank). Tra il flop e il turn, il raise può essere giustificato per i vari drow presenti, ma al river, come detto, scenda una blak, il che lascia supporre che il nostro avversario sia su un range di mani assolutamente polarizzato. Come riusciamo a capire quando siamo di fronte ad una simile situazione?
Quando abbiamo di fronte un avversario con cognizione di causa (giocatore in grado di riflettere su questi spot), la puntata al river (in questo caso) è sicuramente -EV, per come ha giocato la sua mano, in quanto sicuramente verrà chiamata da punteggi migliori e farà passare le mani peggiori. Per questo, possiamo dedurre che il nostro giocatore possa avere una top range (quindi con un punteggio nuts o quasi), oppure è totalmente in bianco: in questo caso, bisogna decidere se chiamare oppure riflettere prima di agire.