Come accennato nel precedente articolo, non sempre è giusto proteggere la propria mano, ma tutte le situazioni vanno analizzate a fondo prime di emettere una sentenza.
Riprendiamo l’esempio precedente, analizzato questa volta sotto forma di numeri e percentuali. Supponendo che il nostro avversario abbia un possibile gutshot dopo il turn, sappiamo per certo che avrà 4 outs per chiudere il suo punteggio, con circa l’8% di probabilità. Qundi, se ad esempio il piatto è di 17bb, egli avrà un equity attorno a 1,1bb. Cosa vuole dire? Detto in parole povere, l’8% della sua equity avrà un valore maggiore dell’8$ del piatto. Centrando il progetto nell’ultima street, egli potrà effettuare una value bet per circa 2/3 del piatto, portando di fatto la sua equity effettiva al 13% (includendo anche la puntata al turn).
Prendiamo adesso in considerazione la stessa situazione, ma con l’avversario in cerca dell’incastro di scala gia dal flop. Considerando un piatto di 7bb al turn e 17bb al river (noi pagheremo sia al turn che al river), dovremmo pagare altri 17bb per arrivare allo showdown.
Facciamo un altro esempio, dove stabiliamo di puntare e il nostro avversario ha circa 6 outs per chiudere il punteggio più forte. Vista la situazione, l’avversario potrebbe tranquillamente passare, ma nel caso di un call, egli dovrà sborsare altri 5bb per vincerne 12, dunque con odds di 2,4 a 1. Se l’avversario chiude il suo progetto, vincerà altri 12bb, portando le sue implied odds 4,8 a 1.
Centrare il progetto al turn a una probabilità di 7 a 1, il che significa che noi puntando costringiamo l’avversario ad un fold oppure un call dalle aspettative negative nel lungo perido.
In conclusione, anche se non ben vista dai puristi del Texas Holdem, la strategia di puntare per proteggere la propria mano è un fattore molto importante da non sottovalutare. Tale protezione vale molto di più al flop che al turn, in quanto concederemo più implied odds all’avversario. Ricordate di non regalare mai carte gratis!