Nel momento in cui iniziano a sorgere tali problemi, allora il nostro gioco sarà, inevitabilmente, influenzato. Ogni decisione, anche la più semplice, può essere affrontata in maniera inopportuna, in quanto vittime di una paura incontrollata che guida le nostre idee pokeristiche. Corwin Cole, coach di CardRunners, fà un esempio proprio per esaminare questo aspetto del Texas Holdem.
Durante le WSOP, in un tavolo cash 2$/5$, un suo amico raisa da small blind con
Flop
Decisamente un ottimo flop. Con TPTK, il mio amico punta circa 60$, ma riceve ancora una volta il call dall’oppo.
Turn
Il Jack di quadri è una carta decisamente insidiosa, visto che chiude un possibile flush draw a quadri. Il call al flop può lasciar pensare proprio a questo….
Secondo la sua analisi, in questo caso A-K è avanti al range dell’oppo un numero di volte abbastanza elevato da giocarsi l’all-in al turn. Anche nell’eventualità che si fosse trovato dietro, avrebbe comunque avuto outs a disposizione per ribaltare il risultato al river:
“E poi, se non betto quel turn con una delle migliori mani che possa avere, allora che senso avrebbe rilanciare AK preflop?”
L’esperienza di Cole invece, lo porta a dedurre che, una simile giocata, è stata dettata semplicemente dalla paura di giocare A-K in maniera diversa.
I due contendenti finiscono allo showdown, l’oppo gira
“Puntanto 150$ al turn, sicuramente avrebbe vinto il pot uncontested un certo numero di volte, e magari qualche volta avrebbe preso molto valore da mani come K-Q. Ma se avesse calcolato l’equity della sua mano al turn, avrebbe capito che lì troppe volte ti trovi a fronteggiare una scala, un colore o una doppia coppia, perdendo dunque un sacco di soldi.”