Come visto in precedenza, spesso “il gioco non vale la candela”. Spiegato meglio, le volte in cui centriamo un flop importante, riusciremo senz’altro a portar via l’intero stack all’avversario, ma ciò, purtroppo, non avviene così spesso come speriamo. Infatti, contro le mani elencate nella prima parte dell’articolo (A-A, K,K, A-K e Q-Q), vinceremo solo nel caso di una doppia coppia o un punteggio maggiore: nel primo caso, le percentuali di chiudere una double pair al flop è solo del 5%, mentre anche scale e/o colori non faranno spesso la loro comparsa.
Contro tali avversari, le mani più opportune da giocare sono le coppie, come anche A-K e a volte A-Q. In tutti i casi però, saremo strettamente legati al board. Riprendendo l’esempio, supponiamo che il board sia [Q-10-5]. Qui le cose si complicano, e non poco. Avremmo dovuto passare già nel preflop contro questo genere di avversario, ma adesso il flop diventa ghiotto. L’oppo va in continuation bet, e noi calliamo. Al turn scende un Jack, chiudiamo scala e bustiamo l’avversario che manda i resti con A-A. Bene, abbiamo vinto, ma come abbiamo giocato? Veramente male!
Se l’avversario avesse avuto A-K, saremo stati eliminati, mentre contro A-A e K-K avrebbe avuto ancora qualche possibilità. Una giocata simile, all’apparenza corretta grazie alla vittoria, in realtà ci espone a grossi pericoli, soprattutto se rapportiamo l’insieme nel lungo periodo.
Se per voi non è una considerazione ovvia, allora è il momento di renderla tale. Solo così, il percorso formativo/evolutivo nel Texas Holdem potrà considerarsi positivo.