Mantenere il controllo del piatto [ULTIMA PARTE]

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Come visto nel precedente articolo, attraverso l’esempio illustrato abbiamo raccolto preziose informazioni circa il range di mani del nostro avversario.

 

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Come visto nel precedente articolo, attraverso l’esempio illustrato abbiamo raccolto preziose informazioni circa il range di mani del nostro avversario.

In quest’occasione infatti, agire diversamente ci avrebbe messo in una condizione tale da non poter governare più l’entità del piatto, ma stare semplicemente alle regole dettate dal gioco dell’oppo.

Analisi dettagliata dietro le varie scelte

Fin dall’inizio, l’obbiettivo era quello di farsi seguire fino allo showdown attraverso una quantità di chips comunque decisa da noi. Facciamo l’ipotesi che al turn avessimo chekkato: ai suoi occhi, l’Asso non sarà mai in nostro possesso, dunque egli rilancerà una cifra intorno alle 150.000/200.000 chips per farsi pagare anche da un’eventuale Donna (che di fatto è tra le nostre carte), oppure semplicemente quello che potrebbe sembrare un bluff ben orchestrato.

Ovviamente, al river si potrebbe tentare anche la strada del raise all-in, ma in tal caso bisognerebbe constatare l’immagine che abbiamo di lui e viceversa. In questo caso, noi eravamo particolarmente chiusi, mentre lui aveva dimostrato, in più di un’occasione, di saper manifestare le proprie giocate senza particolari timori: i sospetti e le paure in questi casi sono reciproci, e un minimo segno di debolezza ti porta inevitabilmente a perdere la mano. Oltre all’ipotesi che abbia A-debole, se invece con la Donna dovessimo essergli sopra?

Applicare lo small ball

Spesso non basta puntare al turn per mantenere sotto controllo le dimensioni del piatto. Molti giocatori, soprattutto i più preparati, possono tranquillamente mandare la vasca al river: in questi casi è opportuno ottimizzare la nostra strategia, magari servendoci dello “small ball” poker, ovvero fare check al turn e prepararsi a chiamare la puntata al river.

Al river, il nostro avversario fa check e noi lo stesso: giriamo Q-J e, con un’espressione poco convincente, butta nel muck le proprie carte, segno che molto probabilmente avesse avuto un K-9, J-9 o giù di li.

In conclusione, la mano descritta nel corso degli articoli, è stata semplicemente dettata dalle circostanze, dovute principalmente agli stack in gioco e l’immagine al tavolo. In altre occasioni, non avremo magari queste dinamiche: il segreto è quello di analizzare attentamente ogni singola giocata altrui, in modo tale da essere preparati qual ora dovessimo affrontarci proprio contro quel tipo di giocatore.

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