Prendiamo come esempio un campione del calibro di Phil Ivey. Direte voi, è impossibile che gente come lui possa commettere errori clamorosi, ma dopo questa mano vi ricrederete. Nello specifico, Ivey chiama un raise dell’avversario con una mano molto marginale [Q-9 a picche] da fuori posizione, con uno stack inferiore a 15 volte il grande buio. Al flop scendono due carte a picche: entrambi finiscono all-in, con la conseguente eliminazione di Ivey….
Qual’è l’errore? Semplicemente, Ivey ha l’abitudine di giocare cash game (difendere il buio con un giocatore aggressivo da bottone è uno standard), ovvero una specialità che crea degli automatismi da cui a volte è davvero difficile uscire. Egli è solito giocare High Stakes deep stack con 200bb o anche 300 bb a disposizione: ecco dunque che, trovarsi con 15bb in un torneo, non lo avrà sicuramente messo a suo agio.
Vediamo dunque in che modo, uno specialista del cash game, possa riuscire a metabolizzare i concetti ed eccellere quindi anche nei tornei.
Siamo sulla sinistra di un giocatore all’apparenza piuttosto debole. Abbiamo 10-J a cuori. L’oppo fa un raise pari a 3 volte il grande buio. A questo punto, è bene considerare i seguenti fattori:
– in una partita cash game, è lecito anche fare semplicemente call, con la speranza di colpire un buon flop;
– nel caso di un torneo, l’avversario potrebbe non avere neanche 30bb a disposizione, quindi il call da parte nostra non è mai troppo conveniente, neanche nel caso in cui l’oppo commetta errori grossolani.
In quest’ultimo caso, a seconda del giocatore, si potrebbe procedere addirittura con un re-raise. è importante inoltre calcolare sempre se ci sono odds implicite a sufficienza per la nostra manovra. Il tutto vale anche nel caso in cui l’avversario abbia 100bb e noi 30bb: infatti, anche se in tale scenario l’errore sarebbe madornale, il nostro guadagno sarà sempre e comunque limitato.
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