Un torneo che si conclude con 2 esponenti della “vecchia scuola“, Erick Lindgren da una parte e Lee Markholt dall’altra. Con i suoi A-A, Lindgren decide di limpare e lasciare l’action al suo avversario, il quale però si limita al semplice check con J-9. Una mossa, quella di Lindgren, sconsigliata da quasi tutti i libri d’attualità sul poker, ma considerando l’esperienza di questo giocatore, ogni mossa è lecita. Il board recita A-J-9, dando ad entrambi i player un buon motivo per metterle tutte al centro.
Così, nell’evento definito “torneo dei duri” vista l’elevata aggressività che si è distinta nel corso delle 3 giornate di gioco, prevale una giocata d’altri tempi, una trappola studiata a tavolino da uno dei maggiori esponenti della “vecchia scuola”. Lindgren può dunque festeggiare il suo ritorno alla vittoria dopo ben 5 anni, quando nel lontano 2008 conquistò un braccialetto e ben 3 tavoli finali, nonchè la palma di Player Of The Years.
Per il nostro Dario Sammartino, il sogno del braccialetto si infrange in decima posizione, per mano proprio del futuro vincitore. Partito al Day3 come short stack, Dario si trova nella difficile posizione di dover trovare velocemente un raddoppio, perchè non c’è cosa più brutta che lasciarsi divorare dai bui. Ecco allora che entra in scena con J-9s, prontamente chiamato da Lindgren con A-6: il board non aiuta il pro azzurro, relegando la sua prestazione in una comunque ottima decima posizione, per un premio di 39.918$.
Lo abbiamo visto in azione quest’anno, e la consapevolezza è che Dario Sammartino, passo dopo passo, stia preparando il colpo decisivo tanto atteso. D’altronde, ha ampiamente dimostrato di poter competere con i migliori al mondo….
Infine, ecco il payout conclusivo: